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La Pesca nel Delta del Po
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Testo di  Segr.Org. Provincia di Rovigo
Fotografie di  Segr.Org. Provincia di Rovigo
Data Pubblicazione  15/07/2005

La Pesca nel Delta del Po: un punto di eccellenza riconosciuto in tutto il mondo

Particolare. Unico. Diverso. Il Delta del Po è così. Il fiume e il mare qui hanno costruito con la loro perfetta alleanza un ambiente irripetibile, fatto di lagune, di valli, di zone umide dove la flora e la fauna trovano un habitat prezioso; qui si sono insediate attività che hanno origini antiche e che trovano nell’”acqua” la loro fonte fondamentale di vita, attività che sono frutto di un tacito ma stretto patto tra uomo e natura e che hanno determinato la presenza di realtà socio-culturali radicate e diffuse sul territorio.

La pesca e l’itticoltura valliva e lagunare costituiscono opportunità straordinarie sotto il profilo economico e sociale per tutta l’area del Delta e per il Polesine: la molluschicoltura, in particolare, occupa un posto di primo piano nel panorama dell’acquacoltura nazionale dal punto di vista economico ed occupazionale ed è una delle realtà di maggior rilievo a livello europeo grazie ad una produzione di altissima qualità.

La pesca rappresenta una delle attività più importanti della Provincia di Rovigo, una "azienda" con circa 1900 addetti, dotati di circa 700 piccole imbarcazioni, che si occupano della molluschicoltura e della pesca nelle acque interne e salmastre, con un fatturato che si aggira complessivamente intorno ai 40 milioni di euro di produzione.
Oltre ai 1.900 addetti nelle acque interne e salmastre, altri 400 pescatori, dotati di una flotta peschereccia composta da circa 60 pescherecci e 300 unità minori, esercitano l’attività in acque di mare.

La pesca si svolge nel rigoroso rispetto dell'ambiente. Il pesce di acqua salmastra e di mare viene conferito a tre mercati ittici dislocati a Pila, Scardovari e Donada; i commercianti acquistano il prodotto in loco per poi distribuirlo nei maggiori mercati ittici italiani. La produzione di molluschi è costituita prevalentemente da vongole e mitili che vengono distribuiti in Italia e all'estero (con particolare riferimento a Francia e Spagna).

Unico Caso in Italia: un Ente Pubblico, la Provincia, detiene i Diritti Esclusivi di Pesca

Troppo mutevole la morfologia di questo territorio perché sia possibile delimitarne in modo certo i contorni, perché sia possibile stabilire in modo definitivo dove finisce, dove comincia.

In questa particolare realtà la Provincia di Rovigo, rara eccezione nel panorama nazionale, detiene in vaste zone lagunari polesane, ai sensi dell’art.100 del DPR n.616/77 i diritti esclusivi di pesca risalenti ad un Decreto Prefettizio del lontano 1881. “Si tratta di un diritto che risale al Medioevo, assolutamente superato – spiega l’Assessore alle Attività Produttive della Provincia di Rovigo Sandro Gino Spinello – ma necessario nel nostro territorio, dove c’è il rischio che venga reclamata la proprietà su aree che emergono solo in certi momenti, a causa dei mutevoli movimenti delle acque”.

La Provincia di Rovigo detiene i “diritti esclusivi di pesca” sulle aree lagunari comprese tra la foce del Po della Maista e il Po di Goro ricadenti nei Comuni di Porto Tolle e Ariano Polesine; queste aree sono date in concessione al Consorzio delle Cooperative Pescatori del Polesine di Scardovari (Porto Tolle – RO) per lo sfruttamento dei banchi di molluschi esistenti allo stato naturale.
Queste le maggiori lagune interessate: Barbamarco, Basson, Canarin, Sacca ex isola di Bonelli-Levante denominata “Allagamento”, Sacca degli Scardovari, Bottonera, acque comprese fra il Po della Pila e la Busa di Tramontana, acque comprese tra la foce del Po di Goro e lo sbocco a mare del Po della Donzella comunicanti con il mare in località Bacucco.

Una Qualità riconosciuta in Italia e all' Estero

Nelle aree lagunari comprese tra il Po di Maistra ed il Po di Goro, dove la Provincia detiene i diritti esclusivi di pesca, il numero di addetti della molluschicoltura è di circa 1.500 unità, associati in 12 Cooperative riunite nel Consorzio delle Cooperative Pescatori del Polesine.

Qui l’allevamento dei molluschi, svolto in un’area lagunare di circa 7.000 ettari, ha raggiunto con le sue produzioni di vongole, mitili ed ostriche un livello eccellente. La produzione media degli ultimi sei anni è stata pari a circa 2.470 tonnellate di mitili e circa 8.000 tonnellate di vongole.

Tutto il prodotto raggiunge il consumatore dopo aver seguito i processi di lavorazione e confezionamento nell’impianto di stabulazione del Consorzio stesso, uno dei più moderni d’Europa. Nell’area lagunare compresa tra il Po di Maistra e l’Adige, ricompresa nei Comuni di Rosolina e Porto Viro, operano altri 250 pescatori circa associati in circa quindici Cooperative ed in alcune società.

La produzione ittica polesana è particolarmente rinomata grazie alle sue caratteristiche qualitative di prim’ordine.

Il livello qualitativo dei pesci pescati e dei molluschi raccolti è ineccepibile; per la Cozza di Scardovari e per la Vongola Verace del Polesine, in particolare, il Consorzio è in attesa certificazione di prodotto DOP. La vongola verace del Polesine, la Cozza di Scardovari, nonché il Pesce Azzurro e l’Anguilla del Delta del Po ed il Cefalo del Polesine, sono già state inserite nell’elenco dei prodotti tipici e tradizionali del Ministero delle Politiche Agricole, con proprio Decreto Ministeriale 18 Luglio 2000.

“E’ la peculiarità dell’ambiente salmastro delle lagune del Delta del Po - spiega il dott. Emanuele Rossetti, Direttore del Consorzio Cooperative Pescatori di Scardovari - a conferire alla cozza di Scardovari una qualità decisamente superiore, un sapore particolarmente delicato ed una velocità di accrescimento sorprendente, tanto che solo dopo otto/nove mesi dalla messa a dimora del seme, i molluschi hanno già raggiunto la taglia commerciale.
L’alto livello qualitativo dei nostri mitili, frutto anche della particolare cura prestata durante le fasi di allevamento dai pescatori polesani, ci ha permesso, in questi ultimi anni di promuovere il nostro prodotto anche in ambito Europeo. I risultati ottenuti all’estero sono decisamente buoni tanto che la cozza di Scardovari sta conoscendo un sempre maggior successo proprio sul mercato francese che è risaputo essere tra i più esigenti, con consumatori molto preparati ed amanti dei frutti di mare”.

A Scardovari il più grande Impianto di Depurazione Molluschi d' Italia

Tutti i molluschi raccolti tra il Po di Maistra e il Po di Goro (Comuni di Porto Tolle e Ariano Polesine) vengono conferiti all’impianto di Scardovari, il più grande in Italia e uno dei più grandi d’Europa; è il primo del genere in Italia ad aver ottenuto la certificazione di Sistema di Qualità ISO 9001.
Dotato di tecnologie all’avanguardia ha capacità depurative di oltre 150 tonnellate di prodotto al giorno. Unico in Italia, è presente un doppio sistema di depurazione di molluschi: un primo impianto tradizionale a circuito aperto in vasche orizzontali e un moderno sistema a circuito chiuso con vasche verticali. In queste strutture il prodotto viene dissabbiato, lavato, selezionato e preparato per il successivo confezionamento. Un attrezzato e moderno laboratorio di analisi è adibito al controllo sistematico del prodotto in tutte le fasi, a garanzia della qualità e genuinità dei molluschi.

Gli Attrezzi di Pesca: a Difesa dell' Ambiente e della Qualità

Nelle lagune polesane, contrariamente ad altre zone produttive dell’Alto Adriatico, la raccolta dei molluschi è sempre stata effettuata esclusivamente utilizzando la rasca manuale.
Essa è costituita essenzialmente da un cestello metallico (in ferro o in acciaio inox), formato da tondini distanziati tra loro di due centimetri, da un’asta in legno o metallo di circa due metri, da un sacco di rete, e da una cinghia.
La rasca viene trainata camminando all’indietro: una larga cinghia, collegata con cime di traino ai lati della rasca, cinge la vita dell’operatore che indietreggiando muove ritmicamente il manico del rastrello, favorendo la penetrazione del sedimento.

Questa metodica di pesca - spiega il dott. Rossetti - sebbene sia assolutamente faticosa, con rese di raccolta non molto elevate se rapportate ad altri attrezzi di pesca, e soprattutto causa di frequenti malattie professionali ai pescatori polesani, è molto importante per il fatto che determina un basso impatto ambientale sull’ecosistema e arreca un bassissimo disturbo e stress agli animali raccolti che pertanto mantengono molto più a lungo elevati standard di vitalità e freschezza, con tempi di conservabilità del prodotto notevolmente superiori a quelli provenienti da altre aree.

Recentemente la Provincia di Rovigo ha commissionato al C.I.R.S.PE (Centro Italiano ricerche e Studi per la Pesca) uno studio riguardante la sperimentazione di due nuovi attrezzi da pesca utilizzabili per la raccolta delle vongole veraci.
Gli obbiettivi della sperimentazione erano quelli di individuare nuovi attrezzi, ancorché meccanici, compatibili con l’ambiente e la conservazione delle risorse, che permettessero una minore fatica ed una riduzione delle ore di lavoro, e che fossero compatibili con le normali imbarcazioni in uso nelle lagune polesane. Da circa un anno, quindi, a seguito di una favorevole sperimentazione, la raccolta dei molluschi è consentita anche con le rasche a pompa.

I Punti di Debolezza e gli Impegni della provincia di Rovigo

Il problema della demanialità delle lagune

Gran parte delle lagune e sacche del Delta polesano, pur presentando oggettive caratteristiche di demanialità, non sono ancora demanializzate e sono in atto vertenze legali per il riconoscimento di tale demanialità.

Secondo uno studio che la Provincia ha effettuato, su 5.860 Ha di laguna, ben 3570 Ha risultano proprietà privata. L’art. 28 del Codice della navigazione recita che sono beni del demanio marittimo: “le lagune, le foci dei fiumi che sboccano a mare,i bacini di acqua salsa o salmastra che almeno durante una parte dell’anno comunicano con il mare”.
E’ una situazione paradossale – dice l’Assessore alle Attività Produttive della Provincia di Rovigo Sandro Gino Spinello – che va risolta e per la quale mi sto impegnando. Come mi sto adoperando affinché questo settore ritorni ad essere trainante per il Polesine.

Ma quali sono i problemi da risolvere?

Negli ultimi 5 anni, soprattutto per quanto riguarda le lagune comprese tra il Po di Maistra e il Po di Goro, l’attività di molluschicoltura ha registrato un tracollo. Oggi si fatica ad arrivare ai 5/600 euro di reddito mensile.

Ci sono delle difficoltà strutturali legate a problemi ambientali e in particolare all’ossigenazione delle lagune. Non dimentichiamo che dei complessivi circa 5200 ettari di lagune date in concessione al Consorzio delle Cooperative Pescatori di Scardovari, la superficie attualmente idonea, così come riscontrato in un recente studio del Prof. Remigio Rossi dell’Università di Ferrara, è stimata in poco più di 300 ettari.

Vi è la necessità di ripristinare l’habitat biologico, attraverso interventi di vivificazione che sono di competenza della Regione. Questa è la prima, fondamentale azione, e la Provincia dovrà continuare a svolgere un ruolo di sostegno affinché gli interventi vengano attuati al più presto. Ma c’è anche un problema legato alle pratiche di pesca. Negli ultimi anni non c’è stata sufficiente attenzione alla coltivazione, cioè alla semina, per mantenere e aumentare la quantità e la qualità del prodotto.

Come Amministrazione abbiamo commissionato delle ricerche ai fini di uno studio di fattibilità per la valorizzazione e lo sviluppo del settore, in un’ottica di filiera, che oggi manca. Qui da noi si verifica una situazione paradossale: abbiamo aziende di trasformazione all’avanguardia a livello nazionale che lavorano prodotto proveniente da tutte le parti del mondo, tranne quello delle nostre acque. Su questo fronte dobbiamo lavorare con determinazione, perché questa è la sfida su cui si gioca il futuro della pesca polesana.
 



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