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Le Carpe nell'Arno con la Canna Fissa
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Testo di  Gianluca Vannuccini
Fotografie di  Gianluca Vannuccini
Data Pubblicazione  12/02/2005

Quando avevo 16-17 anni, ora non mi ricordo bene, ero in un posto nuovo a pescare insieme a mio padre Paolo e un amico di mio Padre, Fabrizio.
Io e Fabrizio stavamo pescando le Carpe sia con la canna fissa che con la bolognese,  mentre Paolo provava con i bacacci o barocci (sono dei bachi delle crisalidi secche) a insidiare qualche cavedano.

Ricordo ancora quel giorno come se fosse oggi, l'acqua che correva lentamente, gli uccelli che cinguettavano qua e là, in poche parole era una bellissima giornata d’estate. Io e Paolo  pescavamo con la fissa mentre Fabrizio con la bolognese.

Per catturare le Carpe di questo posto si era scelto come esca l'uvetta passa (la stessa utilizzate per fare i dolci), esca che non credevo proprio potesse dare degli ottimi risultati, ma soprattutto ero convinto che con questo tipo di uva si potessero catturare solo ed esclusivamente cavedani.
Fatto sta che Fabrizio era diversi giorni che pasturava con l'uvetta ed era riuscito ad attirare e soprattutto a farla magiare a questi stupendi ciprinidi.

Come attacco nella speranza di prendere qualcosa montai un galleggiante del tipo 4x16 della Milo, lenza madre dello 0.16 amo del n°16 nero e i piombini messi a scalare su un finale dello 0.14
Ciò che feci risultò efficace perché fui il primo ad avvertire dei segnali positivi. Infatti vedo il mio galleggiante sparire nelle opaline acque dell'Arno.
Provo a ferrare ma essendo quasi a fine passata non riuscii a tenere in canna il pesce, e con una forte "partenza" di punta mi spezzo tutto l'attacco, compreso il finale.

Allora vedendo che questo tipo di montatura funzionava la rifeci totalmente uguale.
Rilanciai e dopo due o tre minuti, sempre a fine passata, vedo riaffondare il galleggiante.
Ferro e dopo nemmeno poco tempo lo vedo partire come un razzo verso il centro del fiume, provai a tenerlo in canna, ma dalla forza che aveva anche questo se ne andò però portandosi dietro di se soltanto il finale.
Questo "tira e strappa" durò per 4-5 volte, ora non ricordo bene.

Purtroppo, avendo solo bolognesi vecchie e non avendone comprate altre di nuova generazione, pescavo solo con la canna fissa di 7 metri.
Magari in quel momento avessi avuto la bolognese! sarebbe stata una cosa diversa, però da quando mi piaceva pescare con la fissa, detta da noi anche “Fiorentina”,  usavo solo quella.
Ritornando a noi, mi rimisi a rifare il finale per l'ennesima volta, tanto che mio padre mi disse “perché non metti la lenza più grande? almeno hai meno probabilità che ti strappi”. Però pensando dissi fra me “se cambio attacco e soprattutto lenza rischio di non vedere più una toccata!”
Quindi continuai con il solito attacco.

In quel momento quando mi rimisi a pescare Paolo mi disse “allora hai cambiato la lenza?" e io "no ormai tengo questa visto che la fortuna oggi è dalla mia parte”, anche se in verità secondo me non era solo fortuna ma era l'attacco che era fatto bene e lui per modo di dire mi rispose “allora getta la canna in acqua così eviti che ti strappino”.

Dopo circa 5 minuti rivedo il galleggiante affondare, do uno strattone e vedo che il pesce inizia a andarsene nello steso modo che avevano fatto tutti gli altri, quando ad un certo punto mi ritrovai con il braccio e canna tesa e il ciprinide che stava per portarsi di nuovo via la lenza.
Non c’era tempo nemmeno per pensare quando mi venne in mente di fare quello che mi aveva suggerito involontariamente mio padre, cioè gettare la canna in acqua.

Il gesto fece rimanere di “sasso” mio padre e Fabrizio tanto che mi dissero “sei un'incosciente, e ora se va nel fondo come si fa? come fai a riprenderla?”
Bella domanda, ma ormai non si poteva più tornare indietro.
In quel mentre stavo fissando la canna che se andava in “qua e la” e invece di affondare se ne stava a galla. Tirai un sospiro di sollievo nel vedere la mia 7 metri.

Intanto mentre la mia canna girava per il fiume iniziai a pensare per come fare a recuperarla visto che per riprenderla mi toccava entrare in acqua.
Mi accorsi di avere una canna piccola che mi portavo dietro per pescare a fondo, quindi la usai per recuperare la canna agganciando alla lenza un minnow (mi sembra che fosse stato affondante).
Iniziò quindi la fase di recupero, dopo pochi lanci riuscì ad agganciare la lenza e con tanta pazienza riuscì a portare verso riva la “fissa”.

Il gioco sembrava fatto visto che non sentivo più alcuna resistenza del pesce, ma ad un tratto ricominciò a riandarsene e per non strappare rilasciai la canna in acqua facendo andare così a “zonzo” la Carpa.
Questo giochino durò per due o tre volte quando alla fine riuscii a tirarla fuori con soddisfazione. Era una bella Carpa intorno ai 2 kg.

Grazie a questa tecnica in fondo alla giornata contai circa 7-8 Carpe tutte intorno a 1.5 – 2 kg

Per chi volesse provare gli do un suggerimento, vi dico subito di non fare mai questa cosa se vi trovate in posti dove il letto del fiume è molto largo(se oltre i 20-30 metri) e con corrente costante. Il posto per provare questa tecnica deve essere simile a questo che vi dirò ora.

Praticamente c'è una bella buca larga quasi una 20 di metri e passa lunga per più di 50 di metri che poi va a restringersi in un punto dove il letto del fiume è di circa 10 metri e si lo può attraversare senza nemmeno bagnarsi le ginocchia, infatti lì l'acqua d’estate è molto bassa circa 30 centimetri.
In quel punto infatti il pesce non andava mai per paura di rimanere senz’acqua.



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