Ero appena tornato dal lavoro e diedi un occhiata al mare: un bonaccia incredibile. Fabio aveva optato per una battuta a surf-casting, mentre Emilio e Paolo avevano deciso per fare un po' di traina. Decisi di seguire i due e provare il mio nuovo gozzo: "il manigoldo" per vedere di prendere qualche sugarello a traina.
Dopo aver girato a vuoto per circa due ore, io e Roberto decidemmo di rientrare, visto anche che la sera stava per avere il sopravvento. Uguale sorte era toccata all'altro equipaggio. Decidemmo
così di fare visita, prima di andare a consumare la cena, all'amico Fabio. Fabio che era tranquillo sull'arenile ci accolse in modo festoso, orgoglioso delle sue due prede: due spigole una sugli 8 etti ed un altra
più piccola. Ci rivelò di averle prese a spinning con un minnow yo zuri comprato il giorno stesso. Era la prima volta che provava questo tipo di tecnica ...
La cosa mi diede un poco di fastidio visto che io di minnow ne avevo comprati a decine e li avevo provati e riprovati
più volte durante l'inverno con scarsi risultati. Solo una spigola sui 7 etti e qualche sugarello. Accusai il colpo con onore e mi diressi a casa a cenare. Non sapevo ancora quello che sarebbe successo
più tardi.
Dopo aver finito la cena decisi di fare ancora un salto al mare. Appena giunto nella piazzola antistante la spiaggia mi accorsi che tutti stavano parlando della spigola di Fabio. La cosa mi sorprese, una spigola sugli 8 etti e' un bel pesce ma non mi pareva
così sensazionale. Solo più tardi capii di avere frainteso. Decisi di fargli visita ancora una volta. Erano le 23 ed in cuor mio ero sicuro di trovarlo oramai stanco di "lanciare artificiali".
Appena arrivai mi chiese se avevo visto la sua preda. Io ingenuamente gli risposi di si: lui non convinto mi mise alla prova, chiedendomi di chiudere gli occhi. Quando gli aprii un enorme spigola, la spigola che avevo sempre sognato, era tra le sue braccia. Alla bilancia si
rivelò proprio un bel pesce: 3.3 kg netti. Le gambe mi iniziarono a tremare un po' per l'invidia e un pò per la sorpresa. Purtroppo la serata non era ancora finita per me. Un altra enorme delusione, una delusione che mi
porterò dietro per tempo e della quale sarà difficile uscirne, era alle porte.
Andò avanti ancora un ora buona a lanciare dopo di
ché esausto e soddisfatto si accasciò sulla morbida sabbia. Presi allora la sua canna da surf-casting e vidi attaccata alla stessa il minnow che gli aveva regalato quella meravigliosa cattura. Fabio mi disse di provare: sentiva che la serata non sarebbe finita
lì. Purtroppo aveva ragione.
Mi misi esattamente nel punto dove Fabio aveva preso la spigolona ed iniziai a fare qualche lancio senza convinzione. Era buio e pensai come fa un pesce a vedere un artificiale in questo mare di pece? Al quinto lancio sorpreso sentii una trazione, pensai di avere incocciato in qualche scoglio ma mi stavo sbagliando. Dopo un attimo la frizione
iniziò a slittare e in meno che non si dica 40 metri di filo mi erano stati sottratti dal mulinello. Avevo in canna la spigola dei sogni.
Preso da una certa agitazione provai a contrastare la fuga del pesce, ma tra i due quello che stava comandando non ero io. Gridai a Fabio, che intanto si era appisolato, di portare di corsa il guadino. Fabio
arrivò in un battibaleno esortandomi a non concedere filo, a non mollare la frizione (una sua convinzione che non condivido). Ma la furia del pesce era troppa. Guadagnavo un metro e ne perdevo tre. Alla fine con un po' di pazienza riuscii a guadagnare un po' di filo, tanto da convincere Fabio ad entrare in acqua con il guadino.
La canna era piegata allo spasimo, la distanza tra me e la spigola, sognata per tutto l'inverno, era minima: solo una decina di metri. Guadagnavo metri, ma proprio sul
più bello avvenne l'irreparabile. Sentii sulla canna un colpo secco, come quello di una frustata. Capii subito di avere perso il pesce dei miei sogni: la spigola si era liberata dagli ancorotti e ora scorazzava felice nel suo habitat naturale. Un silenzio imbarazzante
seguì per almeno un minuto. Non riuscivo nemmeno più a parlare. Ero affranto, deluso, mortificato. Non mi era mai capitato di agganciare un pesce
così grosso e soprattutto non mi era mai capitato di perderlo. Fabio uscì dall'acqua e ripose il guadino nella custodia.
Ancora adesso ripensando a quella serata una tristezza
profonda mi assale.
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