Ricciole ed Aguglie, considerazioni
e riscontri
L'esca principe per la Ricciola
è l'aguglia viva, in particolar modo se ci troviamo in un posto dove le
batimetrie non sono importanti, diciamo fino a 20 metri di profondità.
L'aguglia migliore
a mio avviso è quella di 25 cm misurati dal becco alla coda, quella che consente
una distanza tra l'amo pescante e quello trainante di circa 15/20 cm. Da
osservazioni fatte sulla posizione dell'amo pescante all'interno dei pesci
catturati, difficilmente l'amo si pianta nelle sconnessure labiali a meno di
anticipare la ferrata, ma si va a conficcare all'interno del cavo orale
profondo, quasi a contatto con la trachea se non nelle terminazioni nervose
branchiali.
Questo può far pensare che la ricciola segue l'aguglia e la
ingoia da dietro, del resto la parte commestibile è proprio quella, la parte
anteriore del piccolo rostrato è pericolosa anche per l'incolumità del cavo
orale.
Capire se ci sono Ricciole in
giro
Osservando le aguglie e dalla posizione in cui vengono catturate possiamo
stabilire se c'è presenza in giro di ricciole o meno.
Le aguglie quando sono cacciate schizzano in branco sotto la
costa, vicino alle scogliere, trovano riparo insomma, catturarle vuol dire
camminare a traina parallelamente alla costa, rocce o scogli a brevissima
distanza, pochi metri insomma. Quando iniziamo a catturarle anche in mezzo e
cioè a 50/100 metri dalla costa, possiamo essere quasi certi che di ricciole
nemmeno l'ombra.
Le aguglie spesso sfuggono alle ricciole e quando le
catturiamo possiamo controllare se hanno subito eventuali attacchi andati a
vuoto, nel caso, presentano la pelle come se avessero subito una abrasione
leggera, tanto da avergli consumato la pelle lucida.
Il punto in cui appare l'abrasione è quasi sempre il dorso nella zona
dell'ultimo terzo posteriore.
L'innesco dell'Aguglia
L'innesco può avvenire in due modi, si differenziano l'uno dall'altro per la
posizione dell'amo trainante.
In una soluzione l'amo trainante passa attraverso le due narici
del rostrato posizionate nella parte cranica anteriormente agli occhi,
nell'altra soluzione l'amo trapassa dal basso verso l'alto il becco inferiore e
superiore.
C'è chi con quest'ultima soluzione chiude il becco
dell'aguglia con un pezzetto di filo elastico o una sezione di piccolo tubetto
in silicone. Personalmente innesco l'amo nelle narici ma Vi posso assicurare che
è solo questione di preferenze personali. Nulla toglie all'efficacia dell'esca.
Il recupero
Piuttosto, una cosa importante è non fare sfiancare l'aguglia durante il suo
recupero. Meno ci mettiamo è meglio è.
Gli faccio fare un vero e proprio sci nautico saltellante
sull'acqua senza dargli la possibilità di interporre resistenza, la sfiocco
dalla matassina con il quale la catturo e la metto nella vasca del vivo.
Le aguglie grandi muoiono prima e tolgono ossigeno alle medio piccole, quindi è
meglio lasciare subito a mare quelle più grandi.
Se osserviamo con una maschera l'aguglia che nuota libera nel
suo mare ci rendiamo conto che è un animale nervoso, agile e scattante. La
velocità del nuoto varia molto, quindi per sembrare naturale quando
la trainiamo, dobbiamo variare anche noi la nostra velocità.
Passare da 0 a 2 nodi molto spesso. Non superiamo mai però i
2 nodi, il rostrato nuota male e si capovolge. Se l'innesco è perfetto possiamo
trainare per ore ed ore senza che l'aguglia ci muoia. Se l'innesco è perfetto
non ne slameremo una!

Ultimamente sto usando un terminale fatto di filo in titanio
antitaglio su cui monto i due ami, uno scorrevole trainante e l'altro pescante
fisso, il pericolo che arrivi un serra e tagli tutto è scongiurato e poi ritengo
il complesso pescante meno visibile di un bel terminale da 30 e passa lbs
raddoppiato.

Nella foto due ricciolette e un pesce serra
catturati con l'aguglietta viva o "Spadiell"
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