Prima di
conoscere Gary, un noto surfcaster della riviera ligure di ponente, mi capitava
spesso, durante una battuta di surf-casting, di assistere a diverse "mangiate"
senza però riuscire a ferrare nessun pesce. Vedevo i segnalatori salire e
scendere e quando mi appropinquavo a ferrare il risultato era (quasi) sempre lo
stesso. Un amo bello pulito! Davo la colpa agli ami, al tempo di ferrata (troppo
presto, troppo tardi, etc. ...) e perché no alla sfortuna. Questo mi accadeva
con quasi tutte le esche, ma in particolar modo con gli anellidi di buone
dimensioni (vedi ad esempio bibi o americani).
Dopo diversi
tentativi e dopo aver cambiato decine e decine di modelli di ami (beak, aberdeen,
gambo lungo, gambo corto etc.) mi arresi all'evidenza. Arrivai ad una
conclusione: il surf casting e' una disciplina nella quale si vedono diverse
tocche ma che ha probabilità bassa di "strike".
Questa mia
convinzione venne stravolta una sera in Francia, quando andai a pescare ad
Antibes con Gary. Io ferravo una mormora ogni tre-quattro tocche mentre lui
"colpiva" ad ogni lancio. La cosa mi sembrò subito strana, ma iniziai ad
insospettirmi quando mi accorsi che Gary aveva portato sulla battigia una
coppiola di mormore che risultavano essere in una posizione inconsueta. Erano
appaiate e molto vicine tra loro. Incuriosito mi diresse da lui per capire quale
montatura stesse usando. La montatura era molto semplice ma al tempo stesso
redditizia: invece di avere un finale ad unico amo (o più finali ad unico amo,
come nel caso del pater-noster) ne aveva uno solo ma bi-amo (vedi figura).
Provai anche io
quel terminale e fin da subito ottenni dei buoni risultati.
Morale della favola: Il
terminale bi-amo è sicuramente più catturante di quello singolo e se le
condizioni meteo-marine lo permettono vale la pena di usarlo. Attenzione, ha un
unico difetto non irrilevante raddoppia il consumo delle esche e di conseguenza
anche i relativi costi !
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