Siamo all'inizio dell'autunno, comincia per noi pescatori,
quella che definirei la fine della nausea da traffico marittimo. Quei silenzi,
quei colori della natura, a noi tanto cari, si riavvicinano diventano una
realtà.
Come mi difendo a luglio e agosto? Non potrei vivere senza andare a
pescare e allora, mi allontano dalla costa, anche 6/10 miglia. Vuol dire stare
nel silenzio più assoluto, la costa si vede appena, il mare è di un blu
fantastico e appagante e la pesca delle pezzogne mi diverte assai.
Il nome italiano di questo fantastico pesce di profondità è
Rovello “Pagellus bogaraveo”, alcuni nomi dialettali sono diventati di uso
comune: occhione, besugo, pezzogna. Questo pesce è uno sparide, la stessa
famiglia dei saraghi e delle orate, appartiene all'ordine dei Perciformi. Dal
colore rosa arancio presenta una evidentissima macchia nera, sul fianco, dietro
la pinna laterale.
Pesce da gruppo, da branco, per antonomasia, sosta in fitti banchi nelle
immediatezze del fondo, mai a meno di 150 metri e fino a 600 metri di
profondità! Predilige i fondali misti a fango e coralligeno sbriciolato. Sono
stati pescati esemplari di oltre 2.5 kili.
Grandi secche, lontano dalla costa, bordi e scarpate che si affacciano su strati
di fango, canaloni e buche sono gli ambienti ideali. Attualmente, si può pescare
tutto l'anno, anche se i mesi migliori sono l'autunno e la primavera. Il
tramonto è il momento in cui l'attività alimentare è al culmine.
A profondità ragguardevoli è impossibile se non eroico pescare a “mano”,
mulinelli elettrici o salpabolentini la fanno da padrone. Questi attrezzi, con
l'utilizzo dei multifibre, rendono tecnica e più fruttuosa l'azione di pesca.
Sentire le tocche a -250 metri è un emozione unica e con un
po' di pratica si
riesce a distinguere benissimo la toccata della pezzogna, sempre decisa e
caparbia. Personalmente utilizzo la canna solo per elasticizzare il recupero,
nel senso che essendo il multifibre anelastico e il terminale proporzionalmente
corto, tutta l'elasticita del sistema pescante è affidato alla canna.
Una 20/30
libre, anche corta, va bene. I terminali saranno costituititi da trave dello
0.80 e corti braccioli dello 0.60 ogni 50 cm, ami a gambo corto e di filo
robusto misura 1/0. Come da legge, non più di 5 ami per ogni terminale. In cima
al terminale, una piccola lampada strobo sarà più attirante.
Per quanto riguarda l'azione di pesca, una volta calato giù
il terminale e fatto appoggiare il piombo sul fondo, afferro il multifibre con
la mano opportunamente protetta da un guantino per evitare tagli accidentali
alle dita, quando c'è corrente e sono obbligato a pescare con piombi più
pesanti, dai 500 grammi in poi, uso agganciare sotto al piombo da 300 grammi uno
svolazzo di tre metri con il piombo da 1 kilo in modo da poter gestire le tocche
con il solo piombo da 300 grammi, sensibile e pratico da sollevare per ferrare i
pesci.
Il piombo da un kilo lo appoggio a terra e con un leggero bando faccio
appoggiare a terra anche il 300 grammi. Ferro alle prime tocche e aspetto altre
toccate in quanto è molto facile allamare due o più pesci. Questo è un sistema
che va bene solo ed esclusivamente se si pesca all'ancora. Se si è in più
persone a pescare dalla stessa barca è meglio differenziare le piombature per
evitare grovigli e far pescare le lenze più distanziate.
Anche con la canna si sentono le toccate, ma personalmente preferisco e mi è più
rapido il contatto a mano. In genere si pesca fermi all'ancora, anche se quando
vento e corrente lo consentono, a scarroccio si fanno ottimi carnieri.
L'ancoraggio non è facile, a 250/300 metri è difficile fermarsi sul posto buono
ma con un po' di pratica e disponendo di un buon scandaglio e di un gps potremo
dar fondo alla nostra ancora nel posto giusto.
Godetevi il mare e non fate inutili stragi!
Davide Castellano
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